5 importanti giornali europei, un manifesto per far ripartire il ciclismo
Sabato 27 Ottobre | 11:02
Cinque grandi quotidiani europei – L’Equipe, The Times, Le Soir, Het Nieuwsblad e La Gazzetta dello Sport – hanno pubblicato in contemporanea stamane un «Manifesto per un ciclismo credibile».Ecco il testo:
MANIFESTO PER UN CICLISMO CREDIBILE
Siamo un gruppo di 5 giornali di 4 Paesi diversi (Belgio, Francia, Gran Bretagna e Italia). Abbiamo accompagnato la storia del ciclismo da oltre un secolo. Amiamo appassionatamente questo sport e crediamo fermamente nel suo avvenire. Siamo però molto preoccupati per la situazione attuale. Alla lunga lista di pagine nere del doping, che da molti anni adombra l’orizzonte del ciclismo, si sono aggiunti: il «Caso Armstrong», le confessioni di molti suoi compagni di squadra e il rapporto dell’Agenzia antidoping americana (Usada), che punta il dito contro le disfunzioni se non la complicità dell’Unione ciclistica internazionale (Uci). Dall’inchiesta Padova intanto filtrano altre inquietanti informazioni e a gennaio si aprirà in Spagna il processo all’Operacion Puerto. Queste recenti rivelazioni dimostrano chiaramente che c’era un «sistema ciclismo» malato e non possiamo più dare fiducia all’Uci e ai manager di squadra complici di quegli inganni. Ma le responsabilità coinvolgono tutte le componenti del ciclismo: istituzioni, dirigenti, sponsor, organizzatori e atleti. Abbiamo la sensazione che ci sia stato, recentemente, un netto miglioramento. Abbiamo fiducia nelle nuove generazioni di corridori, ma pensiamo che sia impossibile ripartire con le stesse strutture, le stesse regole e gli stessi uomini. E’ per questo che domandiamo/suggeriamo alle istituzioni, agli sponsor, ai gruppi sportivi, agli organizzatori e agli atleti:
– Che l’Uci riconosca le responsabilità nell’affaire Armstrong e faccia un’ammenda ufficiale. La costituzione, sotto la responsabilità della Wada di una commissione neutra e indipendente che faccia un’inchiesta sul funzionamento e sulle responsabilità dell’Uci nel «Caso Armstrong» e nella lotta antidoping in generale, al fine di denunciare gli errori, gli abusi ed eventualmente le complicità.
– Che l’organizzazione dei controlli antidoping delle corse più importanti sia direttamente responsabilità della Wada e delle agenzie antidoping nazionali.
– Che le pene di sospensione per il doping «pesante» siano più severe e che i gruppi sportivi si impegnino a interrompere il contratto e non ingaggiare per altri 2 anni i corridori con squalifiche superiori ai 6 mesi.
– Che venga ristabilito il «Gentlemen Agreement» tra le squadre per la sospensione cautelativa dei corridori oggetto di un’inchiesta doping.
– Un intervento diretto e una maggiore assunzione di responsabilità degli sponsor che danno il nome alle squadre.
– La riforma del World Tour, del suo sistema di punteggi e di attribuzione licenze.
– Che si tenga un summit degli «stati generali» del ciclismo prima del via della stagione 2013 per ridefinire la nuova organizzazione e le nuove regole.
Confidiamo che il mondo del ciclismo colga questa, storica, occasione per riformarsi profondamente.Het Nieuwsblad (Belgio)La Gazzetta dello Sport (Italia)L’Equipe (Francia)Le Soir (Belgio)The Times (Gran Bretagna)