Milano, 22 gennaio 2014
Comunicato Stampa della Lega del Ciclismo Professionistico
In merito alle dichiarazioni di Danilo Di Luca, rilasciate in una intervista alla trasmissione televisiva “Le Iene”, trascritta oggi da molti organi di stampa, si devono rilevare alcune palesi incongruenze nelle risposte relative al complesso tema del doping.
Nel momento in cui Di Luca sostiene che tutti al Giro d’Italia sono dopati, tanto il doping non viene rilevato dai test, si dimentica di sottolineare che proprio lui è stato trovato positivo a dei controlli antidoping per ben due volte e che la seconda positività è stata rilevata a poche decine di giorni dalla fine della squalifica di due anni per doping che aveva ricevuto.
E’ chiaro che Di Luca non si è reso conto allora e continua a non rendersi conto oggi, dei profondi mutamenti culturali all’interno del gruppo, in primo luogo da parte dei soggetti più giovani, che pur senza responsabilità, hanno subito i danni maggiori causati dai comportamenti di atleti della generazione di Di Luca. Inoltre l’efficienza del sistema dei controlli antidoping che chiede ai corridori la reperibilità, per controlli a sorpresa, a tutte le ore e per 365 giorni all’anno e utilizza per tutti i ciclisti di alto livello sofisticate tecniche di profilazione ematica e ormonale, rende sempre più difficile ricorrere alle scorciatoie di cui si parla.
Il nostro rammarico per la triste vicenda umana dell’atleta che ha avuto, come è giusto abbiano tutti coloro che hanno sbagliato, un’occasione di riscatto in una vetrina importante come il Giro dello scorso anno e l’ha clamorosamente gettata al vento, rovinando definitivamente la sua carriera e il suo futuro, si accompagna alla rabbia dei tanti atleti che si sentono infangati e diffamati da quelle parole insensate e fuori luogo, frutto di disperazione e rancore per un mondo che gli ha dato tanto, ma che ha saputo escluderlo quando ha scoperto il suo gioco sleale.