«Per la prima volta il mondo dello sport ha fatto un’alleanza strategica con le Regioni»

Idee e progetti: cos’è la nuova Coppa Italia delle Regioni, che vuole lanciare il ciclismo italiano verso un futuro più partecipato, restando immerso nei suoi valori e con le sue peculiarità sportive e turistiche

Se una nuova stagione italiana del grande ciclismo è all’orizzonte di Laigueglia e della sua classica, tempo neppure una settimana, una stagione tutta nuova per un ciclismo italiano più grande è già avviata in un inizio di 2025 di novità e svolta, futuro e visione. Così almeno nei pensieri e negli asset, si potrebbe dire, del presidente della Lega del Ciclismo Professionistico Roberto Pella, che per il mondo dei pedali tradizionale sembra avere trovato un coéquipier – come direbbero oltralpe con fine eleganza – d’eccezione nelle istituzioni.

«Per la prima volta il mondo dello sport, e il ciclismo in particolare» spiega il presidente Pella «ha fatto un’alleanza strategica con le Regioni». Il chiaro riferimento è a quella Coppa Italia delle Regioni (maschile e femminile) che diventa il punto di partenza di una nuova filosofia, dove sport, istituzioni, politica, territorio, turismo, visibilità entrano prepotentemente, per fare una similitudine tutta agonistica, in gruppo con la maglia della stessa squadra. Fondendo in unico contenitore che luccica il peso dei contenuti agonistici, di quelli organizzativi, istituzionali, turistici e commerciali. Sono 11 le Regioni coinvolte per un totale di 31 giornate di gara, o oltre 4600 km percorsi, con un montepremi equivalente per uomini e donne.

Con la soddisfazione di chi ha lavorato di spada e fioretto per riuscire nella novità, che rappresenta una svolta concettuale e un upgrade nell’organizzazione degli eventi-ciclismo, Pella racconta il segreto di un’iniziativa dove la Lega del Ciclismo Professionistico guida, ma un’istituzione come la Conferenza delle Regioni, in un unicum tutto nuovo dalle nostre parti, si fa interprete capace di dare cambi regolari, per restare alla metafora di gruppo, per la crescita del movimento. Almeno, al momento, sul fronte organizzativo. «Non siamo il soggetto organizzatore della Coppa Italia delle Regioni, o meglio lo siamo ma non da soli, perché c’è la Conferenza delle Regioni. Le istituzioni diventano così partner strette in un processo organizzativo che per loro significa sviluppo, coinvolgimento di territori e popolazione».

Aspetto tutt’altro che trascurabile in un momento che più d’altri fa spingere il piede sull’acceleratore della promozione turistica e territoriale in generale. Con il ciclismo che si prefigura come sport ideale, quasi inappuntabile: «Non dimentichiamo che così sponsorizzano (le Regioni, ndr) qualcosa di gratuito e che non si porta appresso quell’accanimento sportivo di tifoserie che purtroppo a volte contraddistingue in maniera negativa altre discipline. Nel ciclismo c’è tifo, ma tutti applaudono tutti. Il ciclismo porta valori che hanno fatto la storia d’Italia: sacrificio, conoscenza e poi le nostre bellezze» aggiunge ancora Pella. Già, le bellezze d’Italia che la Coppa Italia delle Regioni porterà in vetrina grazie alle diciassette corse del calendario, tutte inserite nel novero delle prime cento gare al mondo in fatto di storia e rango. Un dato che Pella analizza con attenzione: «L’Italia può vantare il miglior pacchetto al mondo di corse e nessuna nazione ha la Coppa Italia delle Regioni. Le gare andranno quasi tutte in diretta televisiva (alcune in differita, ndr) e oltre che sul territorio nazionale saranno trasmesse in un numero di Paesi nel mondo che di volta in volta varierà da 75 a 90. Così facendo aumentiamo il livello, che è esattamente quello che volevamo per il nostro ciclismo. Averle messe assieme con questa formula significa non fare delle somme, ma delle moltiplicazioni in fatto di “resa”». Insomma, un taglio netto con il passato: «Prima ogni organizzatore andava per sé, ma da soli, pur belli, ci si disperde. Tutti assieme, come ho detto, non è una somma, ma una moltiplicazione. Di risultati prima di tutto. Il nuovo modello cambia i rapporti.

Il ciclismo entra in una dimensione differente, con i sindaci che vanno a contatto meglio con gli organizzatori e viceversa. Mi piace dire che gli organizzatori senza sindaci non vanno troppo lontano e che i sindaci hanno bisogno di questi organizzatori per promuovere il loro territorio». 

Qualcosa, secondo il presidente, che ha i tratti forti e solidi della sinergia in una specie di cronometro a squadre lunga una stagione. E dove dalla ideale pedana della partenza si scende con una lunga serie di ringraziamenti: «Si, c’è stata ottima sinergia, a cominciare dai colleghi del mio gruppo di Forza Italia (con l’onorevole Cannizzaro primo firmatario, ndr) con cui ho portato avanti l’emendamento in manovra economica. Devo dire grazie proprio al ministro dell’Economia Giorgetti e ad Abodi, Roccella e Santanchè che rappresentano gli altri ministeri interessati dallo sviluppo del progetto. Ovviamente, poi, non posso dimenticare la Federazione Ciclistica Italiana per il supporto, in particolare il presidente Dagnoni e il segretario Tolu con cui c’è un rapporto molto stretto. E da ultimi, ma solo in questo elenco, gli organizzatori che hanno voluto condividere idea e progetto», senza dimenticare, infine, la squadra interna della Lega con «il direttivo e figure di spicco come Saronni, come il direttore del Giro Mauro Vegni e tutti gli altri che in questi mesi stanno facendo un gran lavoro».

«Si, abbiamo rivoluzionato tutto» dice Pella con la forza di uno scatto in salita o di un colpo di reni in uno sprint finale. Una rivoluzione bella che a Roma nella presentazione ufficiale – con la benedizione di quattro grandi del nostro ciclismo (Bugno, Moser, Saronni e Nibali, ndr) – del progetto scopre, tra politica e sport, tra ministri e campioni, tra presidenti e dirigenti, una pagina di mondo nuovo. Lo fa in maniera decisa con una challenge, la Coppa Italia delle Regioni appunto, che mette sul piatto tanto, che equipara uomini e donne, che sembra in grado di ridare un peso unitario e di spessore a quel ricco calendario italiano infarcito di storia. Perché la Tre Valli Varesine è storia, come il Gran Piemonte, come il Giro dell’Emilia, come il Trofeo Matteotti e via di seguito in un elenco di gare splendenti come i campioni che le hanno frequentate e vinte.

«Quello che vogliamo fare» aggiunge ancora il numero uno della Lega Pella «è dare di più alle nostre gare. Per questo le spese per la produzione televisiva saranno a carico nostro, per questo forniremo del materiale che darà la stessa immagine di fondo a tutte le prove, per questo attiveremo l’hospitality, per questo faremo le vip car come al Giro d’Italia».

C’è una cosa più d’altre in questa rivoluzione organizzativa che rende felicissimo Pella: «Ho voluto equiparare i premi femminili a quelli maschili. Siamo il primo Paese al mondo a fare questo. Le donne correranno alla pari degli uomini: bello, bellissimo. E giusto».

Ci sarà da abituarsi alle maglie (firmate Castelli, non uno qualunque) della nuova Coppa Italia delle Regioni, con le classifiche (individuale, giovani, scalatore, combattività, a squadre) che metteranno in palio pure parecchio da un punto di vista economico, secondo un altro step in avanti volto ad avvicinare da tutti i punti di vista le gare italiane al modello di riferimento Giro d’Italia. Ci sarà da abituarsi al trofeo dei primi, disegnato dal pensiero del maestro Michelangelo Pistoletto, una star dell’arte che mette la sua creatività nel ciclismo, segno pure questo di un cambio che profuma di epocale. Ci sarà da abituarsi, più che tutto, alla nuova, bella, idea di un ciclismo nostrano fresco, vivace, giovane, intraprendente, accattivante. Lo stesso che ha immaginato la Lega con il suo presidente, che intanto pensa già ad un nuovo impegno con le Regioni del sud per far rinascere alla grande il ciclismo anche nello splendido meridione. Sarà per questo che il Tour della Magna Grecia non è poi mica più solamente un pensiero. Per un’altra stagione, la prossima, la seconda del post rivoluzione bella del modello organizzativo ciclistico. Ma, nel frattempo, come dice Pella, da Laigueglia in giù godiamoci questa.

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